Tempo libero… necessariamente ‘tempo utile’?
La [maledetta] metafora economica
Il tempo è denaro. È un adagio che si utilizza molto spesso e dal linguaggio e tramite esso diamo forma ai pensieri e concepiamo le realtà.
Nella metafora economica dunque il tempo può essere: speso, sprecato, investito, perso, risparmiato… tutti termini che si utilizzano anche per ciò che riguarda i soldi. Perché la definisco ‘maledetta’? Perché il tempo come risorsa monetaria induce a quantificarlo in unità: ne abbiamo tanto o ne abbiamo poco.
Vi sono secoli di speculazioni filosofiche sul tempo, ma sono gli scambi ‘terra terra’ con i clienti in studio [chi mi conosce sa che non amo chiamarli ‘pazienti’] che mi portano spesso a riflettere sull’uso che facciamo delle ore nelle nostre giornate.
Nella nostra società veniamo invitati a ‘metterle a frutto’- le ore – ossia ad impiegarle. Per…? Impiegarle per o in cosa?
Con che finalità utilizziamo il nostro tempo? Che ne abbiamo – o come dice il prof. Guido Saraceni – che ne creiamo tanto oppure poco, poi si deve decidere cosa farsene. Che già fermarsi e chiedersi SE stiamo decidendo cosa farcene, o se invece stiamo vivendo con il pilota automatico tra la sveglia di stamane e quella di domattina come in una pellicola che scorre in loop giorno dopo giorno, può esser a mio avviso un buon punto di partenza per costruire il proprio benessere.
Sovente viene citata la mancanza di tempo
come causa di disagi e stalli esistenziali;
e avrà pur ragione Seneca a dire
che non è vero che abbiamo poco tempo,
bensì che ne sprechiamo molto.
Sovente viene citata la mancanza di tempo come causa di disagi e stalli esistenziali; e avrà pur ragione Seneca a dire che non è vero che abbiamo poco tempo, bensì che ne sprechiamo molto.
Ma dove, di preciso lo sprechiamo?
Lo sprechiamo in attività che non vorremmo esser costretti a fare.
Altrimenti diremmo che lo stiamo investendo, e ne deriverebbe un sentimento di soddisfazione o per lo meno di fiducia in quanto a fronte di un investimento – ancora nella metafora economica – si auspica un interesse attivo ovvero un aumento di ricchezza.
Ahimè però si sa: nella vita si devono fare dei sacrifici per perseguire obiettivi e valori più alti. In talune situazioni, in particolare croniche, le condizioni creano un tale stato di stress che acuendo frustrazione, insoddisfazione, impotenza e malessere [fisico e psicologico] rendono faticose anche le incombenze più semplici. Ma non ci si può sottrarre…o forse sì?
Come ‘non sprecare’ il tempo?
Potrei dare una risposta banale a questo interrogativo: facendo ciò che amate fare. Ma vivo anche io nel mondo in cui vivete voi, e alcune scelte non sono sempre alla portata.
Per cui ritengo che sia fondamentale trovare un punto di equilibrio tra ciò che è necessario fare, ciò che è obbligo fare, ciò che si può fare e ciò che si vuole fare [su questo magari, mi soffermerò in un’altra occasione].
Qui vorrei sottolineare soltanto che non sempre ciò che reputiamo un obbligo è stringente quanto crediamo e che un po’ di ‘sano egoismo’ talvolta – ho detto talvolta! – ci salva la vita.
Questo significa che a volte è necessario e doveroso verso di sé, lottare per ricavarsi uno spazio – o meglio un tempo – per fare ciò che piace e ci fa stare bene.
A volte è necessario dire dei ‘no’ ai bisogni degli altri e correre il rischio di sentirsi in colpa – ah, la colpa… che strumento di manipolazione straordinario.
Ma badate bene! Neppure gli egoisti ne sono esenti: ebbene no, perché in una mentalità che vedo piuttosto diffusa nel mio Alto Vicentino, sempre nell’ottica del tempo=denaro qualora si avesse ‘del tempo libero’ si sente subito una vocina che suggerisce di ‘approfittarne’.
Approfittarne per cosa? Per fare le cose che di solito non si ha modo di svolgere…e che spesso coincidono con i lavoretti di manutenzione, riordino, disbrigo che si rimandano per giorni e giorni, o si va in visita da conoscenti mentre si preferirebbe fare ben altro.
Ecco allora che il tempo libero non è davvero libero.
Poniamo il caso in cui qualcuno
abbia l’ardire di tenersi il weekend tutto per sé.
Avete notato che anche nella scelta di hobby
vi è un filtro di giudizio?
Non ci avete mai pensato?
Non vi siete accorti che a livello sociale
vi sono passatempi più approvati di altri?
Hobby in scala… di valori
Poniamo il caso in cui qualcuno abbia l’ardire di tenersi il weekend tutto per sé. Avete notato che anche nella scelta di hobby vi è un filtro di giudizio? Non ci avete mai pensato? Non vi siete accorti che a livello sociale vi sono passatempi più approvati di altri?
Vi porto qualche esempio: se il vostro intrattenimento è viaggiare, le persone vi plauderanno per l’arricchimento esperienziale che fate; se leggete, le persone vi ammireranno perché vi acculturate – già però se leggete anime giapponesi la reazione sarà un po’ meno entusiasta; se fate volontariato in qualche associazione no-profit, riscuoterete di certo la benevolenza del pubblico; se praticate sport, vi diranno che l’attività fisica promuove la salute; se giocate a scacchi, suonate uno strumento, scrivete poesie, fate la Settimana Enigmistica o il Sudoku [ora passato di moda] vi sentirete dire che stimola la mente; il giardinaggio favorisce la meditazione e appaga il senso estetico; l’arte culinaria è altrettanto benvista oltre che apprezzata da amici commensali. Già invece se confidate che il vostro passatempo è dormire sul divano dovete quantomeno dimostrare che il resto delle vostre giornate è sfiancante, perché in una certa logica il riposo va ‘meritato’ – e pure qualcos’altro, cantava Celentano.
Azzardate ora a dire che il vostro tempo libero è dedicato a guardare reel sui social o giocare ai videogames… i vostri interlocutori alzeranno un sopracciglio e nei loro occhi vedrete scorrere le parole ‘ma c’hai mica altro da fare…? Che attività inutile’. Ossia un’attività che non produce alcun utile. Alcun guadagno. Ancora una volta, la metafora economica. Perché quello stesso tempo potrebbe esser dedicato ad altro che produca qualcosa, che produca ricchezza per sé o per altri, adesso o in futuro: chi ha tempo non aspetti tempo!
Certo, anche una mentalità opposta si rivela deleteria – tutti già pronti a puntare il dito contro le nuove generazioni di ‘sfaticati’, eh? – ma questo pezzo lo voglio rivolgere a chi non riesce a legittimarsi neppure dopo aver fatto ‘tutto ciò che doveva’ – nella logica del prima il dovere e poi il piacere – e si ritrova a non esser padrone/a del proprio tempo libero, perché sebbene non vi sia nessuno ad esprimere a voce alta una condanna, è stato interiorizzato il messaggio. Il tempo è contato e non possiamo permetterci di ‘buttarlo via’.
Allora non si tratta più di assaporare
il buono che la vita offre giorno per giorno,
bensì un affannarsi a rincorrere il tempo che fugge,
invocando il dono dell’ubiquità per cosa poi?
Aggiungere incombenze su incombenze.
Cogli l’attimo, a che pro?
Fermatevi dunque a chiedervi quando è stata l’ultima volta che vi siete presi un intervallo di tempo per voi, ma davvero solo per voi, per un vostro benessere personale [egoistico pure?] che non avesse necessariamente un’utilità o un risvolto positivo per chicchessia.
Quando è stata l’ultima volta in cui vi siete dedicati a qualcosa che vi gratificasse esclusivamente in quell’istante, senza il peso di quel che sarebbe accaduto dopo, o in quali altre decine di modi avreste potuto – dovuto? – trascorrere quel momento?
Perché spesso ho l’impressione che il carpe diem funga da perfetto alibi per coloro votati al disimpegno, e dilani piuttosto coloro che sentono l’imperativo di mille impegni contemporanei.
Allora non si tratta più di assaporare il buono che la vita offre giorno per giorno, bensì un affannarsi a rincorrere il tempo che fugge, invocando il dono dell’ubiquità per cosa poi? – aggiungere incombenze su incombenze. L’angoscia del tempo che passa e non torna indietro non è più una spinta per catturare la bellezza dell’Oggi, piuttosto uno dei modi migliori per guastarsi l’esistenza nella morsa di ciò che ‘sarebbe potuto essere altrimenti’.
Smettiamo di rimproverarci, di sentirci inadeguati, o in colpa, quando ci riserviamo qualche ora per fare ciò che ci piace anche a fronte di decine di commissioni a cui potremmo prestare attenzione. La vita è piena di ‘cose da fare’, ma come dico spesso: il vuoto conta quanto il pieno. Quel poco di tempo che vi ritagliate, godetevelo! Magari iniziando a cambiare il modo – ovvero le parole e le metafore – con cui concepite e descrivete il tempo.
Ma se proprio vi calza bene la metafora del tempo-denaro, interrogatevi per lo meno sul rendimento dei vostri investimenti: non si vorrebbe mai scoprire che il capitale in deposito frutta a malapena gli interessi per coprire l’imposta di bollo.
Dott.ssa Daniela Bonato
Psicologa e Psicoterapeuta
P.I. 03798310243
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